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Autore Lettere da Iwo Jima
Petrus

Reg.: 17 Nov 2003
Messaggi: 11216
Da: roma (RM)
Inviato: 14-02-2007 10:11  
“I soldati scavano le buche in cui combatteranno, e nelle quali moriranno”.
Si apre con questo epitaffio preventivo l’ultimo, attesissimo lavoro di Clint Eastwood, seguito organico e ideale al tempo stesso di Flags of our fathers.
Con Flags abbiamo appreso tutto della guerra dal punto di vista yankee: la comunicazione, la stampa, la politica, la persuasione e, infine, il combattimento.
Lettere da Iwo Jima ci porta direttamente sul campo, in mezzo alla lotta per la conquista di un maledetto sasso in mezzo all’Oceano Pacifico, l’unica base aerea adatta per far decollare gli aerei con destinazione Giappone ed avere qualche discreta speranza di vederli tornare.
Iwo Jima diventa così la Stalingrado del fronte giappo-americano, obiettivo che si ricopre di valenza simbolica ancor prima che militare (si può ragionevolmente sostenere che Stalingrado non avesse alcuna rilevanza tecnicamente militare), lo spartiacque definitivo tra una possibilità di ripresa, o almeno di stallo (i soldati del sol levante si ritiravano ormai da due anni incessantemente), e l’inizio della fine del sogno Imperiale, di qualunque possibilità di consolidare il proprio potere non solo nel Pacifico, ma anche in tutta l’area estremo-orientale.
Eastwood entra a piene mani nel caos calmo che precede la battaglia, in questa sottile e pesante aria densa di tensione che prelude ad un evento epocale.
Ci offre un punto di vista collettivo, che si condensa nello sguardo del generale Kuribayashi (un meraviglioso Watanabe), solo contro tutti a mantenere in vita la speranza di mantenere intatto il suolo imperiale, e di Saigo, che risponde alla domanda “Sei un soldato o no?” con “No signore, sono un semplice panettiere”, pur indossando l’uniforme e imbracciando goffamente il moschetto. Due punti di vista che sintetizzano l’incontro tra le più diverse pulsioni e sensazioni presenti sul campo, dal sergente fascistamente patriottico al colonnello compassionevole e favorevole ad un tranquillo ritiro, via via percorrendo tutta la scala di tipi umani del crogiuolo di Iwo Jima.
Eastwood parte da lontano, fa immergere epidermicamente il proprio spettatore nel clima, ordinato e convulso, che precedette uno degli scontri più sanguinosi e celebri della guerra nel pacifico, servendosi dell’uso, ormai sdoganato da Gibson, della lingua originale e di una fotografia livida, satura, che arriva a rasentare a tratti il bianco e nero. Un ambiente irreale, inumano, in cui l’unico contatto possibile con tutto quel che la mente ricorda, di bello o di brutto, di giusto o di sbagliato, ma comunque di terribilmente e splendidamente ordinario, è la possibilità di scrivere lettere ai propri cari. Lettere delle quali non si sa e non si saprà mai la destinazione reale, la consegna effettiva, ma che bastano a tenere saldo il contatto con il proprio passato, con una storia dai connotati familiari.
“I soldati scavano le buche in cui combatteranno, e nelle quali moriranno”.
E finalmente si spezza il triste incanto e iniziano a fischiare le pallottole, sopra il monte, a sventrare a caso le buche in cui i soldati combattono, nelle quali muoiono o sono morti. Da dentro le viscere del monte Suribachi si vedono formicolare i nemici sulla spiaggia, il mare annerito dalle barche, l’aria satura di zolfo. Immagini, suoni e sensazioni che il regista inquadra con un semplice campo, che evidenzia con il più elementare movimento di macchina. Anche perché l’occhio dello spettatore (così come anche quello meccanico della macchina da presa) è attonito di fronte la sciagurata potenza che il conflitto può scatenare.
Forza che, se non può essere incanalata, come nei primi momenti, nell’uccisone del nemico, si ritorce contro se stessi, esaltata da un senso dell’onore esponenzialmente deformato, che porta a farsi saltare il cervello se il settore comandato cede, o a rannicchiarsi su di una bomba a mano invece che arrendersi al nemico. Nemico che viene mostrato solo nelle ali estreme della sua umanità; attraverso una lettera che trasuda empatia con quelle che i nipponici stessi scrivono; e come spietato killer per gioco di un nemico che a lui si è arreso, pieno di speranza.
Il tempo dei quaranta giorni nei quali si sviluppò la terribile lotta per l’isola, che vide cadere sul proprio suolo quasi trentamila uomini, viene frammentato, contratto. Vi sono contenuti dentro tutti i temi del film, svolti passionalmente dalle lettere lette da una voice off. E il puro sentimentalismo, l’anelito speranzoso dei testi, fanno da cornice a una realtà secca, dura, infida.
Eastwood costruisce un’opera perfettamente speculare a Flags. Lì era mostrata la gigantesca macchina del fronte interno (come già descritto su queste pagine), e posto al centro l’individualismo, la solitudine del singolo di fronte all’enorme marchingegno della storia, per cui un semplice gesto di quattro soldati diventava il cuore pulsante di tutta l’attività bellica.
Qui, al contrario, si parla della prima linea, delle pallottole fischianti, e di come, a partire da singolo, si sviluppi e si incardini nella storia un senso complessivo delle cose, per cui l’azione del singolo personaggio si fonde in un magma continuo di azioni e sensazioni senza quasi soluzione di continuità.
Un lavoro che sintetizza buona parte del cinema di guerra americano (si spazia da La sottile linea rossa a Tora!Tora!Tora, da La battaglia di Midway a Salvate il soldato Ryan), e che acquista una luce nuova e scintillante se messo in relazione a quello che è il dittico della guerra di Eastwood.

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eltonjohn

Reg.: 15 Dic 2006
Messaggi: 9472
Da: novafeltria (PS)
Inviato: 14-02-2007 16:28  
Uno zio americano di mio padre ha partecipato realmente a quella battaglia,c'erano pezzi di giapponesi sparsi dappertutto,ricordo che raccontava in un italiano stentatissimo ma efficace.Ho visto Flags of our fathers,ma attendo veramente con ansia di vedere questo.

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 14-02-2007 20:09  
Forse dirò perchè e questo film non mi è piaciuto.
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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badlands

Reg.: 01 Mag 2002
Messaggi: 14498
Da: urbania (PS)
Inviato: 14-02-2007 20:12  
eastwood è il più grande regista vivente in america oggi,attendo moltissimo questo film.flags era notevole,molto,questo pare di molto superiore da quel che letto.vedremo,se mai uscirà qua...
ciao!

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eltonjohn

Reg.: 15 Dic 2006
Messaggi: 9472
Da: novafeltria (PS)
Inviato: 14-02-2007 20:14  
quote:
In data 2007-02-14 20:09, AlZayd scrive:
Forse dirò perchè e questo film non mi è piaciuto.


Ma l'hai già visto?

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 14-02-2007 20:17  
quote:
In data 2007-02-14 10:11, Petrus scrive:
.... omissis

... si spazia da La sottile linea rossa a Tora!Tora!Tora, da La battaglia di Midway a Salvate il soldato Ryan





Concessi il paragone con gli altri film citati ma La sottile linea rossa assolutamente no. Per il resto ottimo, ma un breve accenno al fatto che nel film campeggi nelle più segrete profondità un tronfio propagandismo... no? Poi, non si tratta di essere di desta o di sinistra, democratici o repubblicani.., di mettersi a far "politica", ma di appartenere al "partito" dell'arte.
Cosa che alla premiata ditta East & Spiel poco compete.

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[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 14-02-2007 alle 20:18 ]

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eltonjohn

Reg.: 15 Dic 2006
Messaggi: 9472
Da: novafeltria (PS)
Inviato: 14-02-2007 20:33  
Alzaimer! Il film non l'ho ancora visto,ma da quelle poche cazzate che hai scritto ho già intuito che probabilmente è un capolavoro!

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Ahsaas

Reg.: 18 Apr 2006
Messaggi: 779
Da: Parma - India (es)
Inviato: 15-02-2007 00:41  
inutile dire che ho il cazzo in mano da quando sono nato, prima ancora di sapere che eastwood avrebbe fatto questo film. probabilmente prima ancora di conoscere lo stesso eastwood. amore inter-cosmico. eastwood. eastwood. dio non vedo l'ora. ma non vedo proprio l'ora.
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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 15-02-2007 01:22  
Per ora... sono le ore 01,26 del 15 02 2007!

Un po' ancora ci manca.
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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 15-02-2007 01:25  
quote:
In data 2007-02-14 20:33, eltonjohn scrive:
Alzaimer! Il film non l'ho ancora visto,ma da quelle poche cazzate che hai scritto ho già intuito che probabilmente è un capolavoro!



Ma fai a fare in culo.


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Ahsaas

Reg.: 18 Apr 2006
Messaggi: 779
Da: Parma - India (es)
Inviato: 15-02-2007 02:03  
quote:
In data 2007-02-15 01:22, AlZayd scrive:
Per ora... sono le ore 01,26 del 15 02 2007!

Un po' ancora ci manca.




esce domaniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 15-02-2007 02:12  
quote:
In data 2007-02-15 02:03, Ahsaas scrive:
quote:
In data 2007-02-15 01:22, AlZayd scrive:
Per ora... sono le ore 01,26 del 15 02 2007!

Un po' ancora ci manca.




esce domaniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii




Felice per la tua felicità!
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Petrus

Reg.: 17 Nov 2003
Messaggi: 11216
Da: roma (RM)
Inviato: 15-02-2007 08:00  
quote:
In data 2007-02-14 20:33, eltonjohn scrive:
Alzaimer! Il film non l'ho ancora visto,ma da quelle poche cazzate che hai scritto ho già intuito che probabilmente è un capolavoro!



direi che puoi benissimo uscire definitivamente da questo topic
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Petrus

Reg.: 17 Nov 2003
Messaggi: 11216
Da: roma (RM)
Inviato: 15-02-2007 15:52  
quote:
In data 2007-02-14 20:17, AlZayd scrive:
quote:
In data 2007-02-14 10:11, Petrus scrive:
.... omissis

... si spazia da La sottile linea rossa a Tora!Tora!Tora, da La battaglia di Midway a Salvate il soldato Ryan





Concessi il paragone con gli altri film citati ma La sottile linea rossa assolutamente no.




ma la sottile rossa assolutamente si: nella gestione (a tratti) dei tempi narrativi, nell'uso e nell'importanza della voice-off, in un certo uso della fotografia
certo poi i film prendo due strade assolutamente diverse e lontane, ma le affinità sono percepibili
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Ahsaas

Reg.: 18 Apr 2006
Messaggi: 779
Da: Parma - India (es)
Inviato: 16-02-2007 21:23  
Questo film (film? chiamiamolo l'ennesimo Miracolo di Dio Eastwood) non è un capolavoro. Di più. Molto di più.
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